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Passare in pochi anni da un’economia pianificata a un’economia di mercato competitiva; superare con successo una fase di difficoltà in politica interna e riuscire a giocare un ruolo regionale di tutto rispetto; battere la concorrenza di Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Romania nell’attrazione di investimenti esteri e rispettare i parametri di Maastricht per adottare l’euro nel 2009.
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A quindici anni dalla nascita, la giovane Repubblica Slovacca può vantare un cammino riformista e una crescita economica di notevole portata. Una “performance economica stellare” – così l’ha definita l’OCSE – per un paese che alla data dell’indipendenza (gennaio 1993) presentava un quadro economico non facile da affrontare, con un tasso di disoccupazione altissimo e un settore industriale da ammodernare e diversificare.
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Oggi la Slovacchia vanta una crescita del PIL straordinaria, con valori prossimi al 9% per gli anni 2006 e 2007. Poche settimane fa, l’Istituto Nazionale per la Politica Finanziaria ha rivisto al rialzo le stime per l’anno in corso, prevedendo un tasso di crescita del 7,5%.
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Anche la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea concordano su una crescita sostenuta per le annate 2008-2009: è previsto un tasso di crescita sicuramente inferiore rispetto al biennio 2006-2007, ma davvero eccezionale se paragonato al tasso medio dell’UE a 27. Certo, diversi paesi dell’Est europeo segnano una crescita del PIL di tutto rispetto: tuttavia ciò avviene spesso in presenza di elevata inflazione e conti pubblici fuori controllo.
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Il Governo slovacco sta invece attuando una politica economica e monetaria estremamente oculata per soddisfare i requisiti necessari all’adozione della moneta unica: per quanto riguarda, in particolare, la spinta inflazionistica, per contenere inflazione e apprezzamento della corona slovacca, il 19 marzo 2007 è stata effettuata una rivalutazione dell’8,5% della moneta nazionale nell’ambito dell’Exchange Rate Mechanism (ERM II), mentre è allo studio l’adozione di una legge volta a combattere aumenti dei prezzi ingiustificati al momento del passaggio dalla corona all’euro.
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Per quanto riguarda gli scambi con l’estero, importazioni ed esportazioni slovacche sono ampiamente dominate dal settore merceologico relativo a macchinari e veicoli, seguito da quello dei beni di consumo; al terzo posto nell’export slovacco i prodotti industriali, mentre la stessa posizione nell’import è occupata dai combustibili.
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Se Germania e Repubblica Ceca rappresentano i principali partners commerciali della Slovacchia, un dato particolarmente rilevante riguarda il continuo calo dell’interscambio con la Russia. Il nostro paese occupa invece una posizione significativa sia come paese fornitore che come cliente; inoltre, secondo dati forniti dalla Banca Nazionale Slovacca ed elaborati dall’ICE, l’Italia si colloca al quarto posto nella classifica per IDE in Slovacchia nel periodo 1993-2006 con un 12,3% del totale, preceduta da Olanda (19,1%), Germania (17,9%) e Austria (14,8%).
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Scorporando i dati relativi al solo settore bancario, l’Italia copre – nello stesso periodo - ben il 36,5% degli IDE, superata dalla sola Austria (50%): Banca MPS, Banca Popolare di Vicenza e Unicredit sono solo alcune delle realtà bancarie italiane presenti nel paese.
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L’Italia ha giocato un ruolo importante anche nel processo di privatizzazione di importanti attività slovacche, pensiamo, ad esempio, ai processi di acquisizione e partecipazione realizzati da banche italiane o alla gara vinta da Enel per la cessione del 66% dell’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica; nel paese sono presenti importanti gruppi industriali italiani e la volontà slovacca di puntare sullo sviluppo del settore turistico – attività sciistiche e termali - sembra offrire ottime possibilità alle aziende italiane del settore, nonostante i crescenti investimenti di Cina, Corea del Sud e Polonia.
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Fonte: http://www.lombardia-pmi.it/ da materiali Eccellere.com
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